La guerra commerciale con la Russia è costata fino a oggi oltre 80 milioni di euro all’export agroalimentare lombardo. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti Lombardia su dati Istat in occasione dell’incontro a Sochi fra il premier Paolo Gentiloni e il presidente Vladimir Putin che potrebbe segnare l’inizio del disgelo nei rapporti economici fra l’Italia e la Russia. L’agroalimentare – sottolinea la Coldiretti – è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroghe. Fino ad ora a livello italiano il blocco è costato oltre 850 milioni di euro al settore agroalimentare anche perché al divieto di accesso a questi prodotti – precisa la Coldiretti – si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni in tutto l’agroalimentare e anche negli altri settori, dalla moda fino alle auto, in cui era tradizionalmente forte la presenza italiana. Nel 2016 le esportazioni italiane totali – sottolinea la Coldiretti – in Russia diminuite di un ulteriore 5,3% scendendo al minimo storico da almeno un decennio. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia, spiega Coldiretti in una nota, “ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia. In effetti – rileva la Coldiretti – alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy”. Il rischio – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.