Paolo Cantarella e Giorgio Garuzzo, rispettivamente ex ad e ex presidente di Fiat Auto, sono stati assolti con formula piena. Erano accusati di omicidio colposo nel processo con al centro 10 casi di operai morti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto dopo aver lavorato nello stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese (Milano). Il Tribunale ha assolto anche altri 3 imputati, ex manager Alfa Lancia. La figlia di un operaio morto ha gridato “vergogna”. Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto condanne a 3 anni per Cantarella e Garuzzo (ai due imputati veniva contestata la morte di due lavoratori), a 5 anni di reclusione per l’ex ad di Alfa Romeo Vincenzo Moro (la posizione di un altro ex ad Alfa, Corrado Innocenti, è stata stralciata) e l’assoluzione per l’ex presidente di Lancia Industriale spa Pietro Fusaro e per l’ex ad di Alfa Lancia Industriale Giovanni Battista Bazzelli. Oggi il giudice ha assolto tutti e 5 gli imputati con le formule “perché il fatto non sussiste” e “per non aver commesso il fatto” per le varie imputazioni (le motivazioni arriveranno tra 90 giorni). Secondo il pm, gli ex manager nel periodo al centro delle indagini, tra gli anni ’70 e gli anni ’90, non avrebbero adottato le necessarie misure di prevenzione per proteggere i lavoratori dal rischio amianto. Subito dopo la lettura della sentenza la figlia di un operaio deceduto ha gridato “vergogna” e poi fuori dall’aula ha detto: “E’ una vergogna, uno schifo, mio padre allora è morto per la gloria”. Tra le parti civili, oltre ai familiari di alcuni lavoratori morti, figuravano la Regione Lombardia, il Comune di Arese (in aula era presente anche il sindaco Michela Palestra), l’associazione italiana esposti amianto e il sindacato Slai Cobas.