C’era una volta un Paese prevedibile. Che cosa vi avevamo detto del 25 aprile? Che ci sarebbe stata la solita polemica sterile e un po’ bolsa. Invecchiata 70 anni e quindi francamente stucchevole. Però quest’anno devo dire che ho provato un moto di stupore a leggere le parole del leader del Movimento 5 Stelle, il prossimo candidato premier Luigi Di Maio. In pratica, ha augurato a tutti buon 25 aprile, dicendo che sarebbe stato l’ultimo festeggiato sotto il governo dei partiti. Urge un ripasso storico, per il Di Maio. Un ripasso storico pesante, e urgente. Il frutto dell’antifascismo, della democrazia, della lotta partigiana, sono giusto appunto i partiti, che guarda caso sotto il fascismo non c’erano. Non c’erano perché non servivano, ci si fidava di un solo uomo. Ognuno pensi a quel che vuole, adesso, ma Di Maio lo scivolone poteva risparmiarselo. Detto questo, vorrei dire anche due parole sulla scelta del Pd milanese di sfilare con il colore blu dei patrioti europei. Sinceramente questa cosa che il rosso è un totem, che il blu è un simbolo, che il marrone non si può usare, che il nero è fascista, che il verde è leghista, che l’arancione è di Pisapia e tutto il resto, a me ha un po’ stufato. Quindi, bene il blu. Certo, se poi non si fosse messo sui cartelli Coco Chanel patriota europea quando la stilista fu una collaborazionista delle SS, sarebbe stato meglio. Buon 26 aprile a tutti. E’ importante quanto ieri, ed è importante quanto domani.