Il consiglio di amministrazione di Alitalia si riunisce oggi a Roma Fiumicino dopo la bocciatura del pre-accordo nel referendum tra i lavoratori. Il verbale d’intesa sul piano industriale raggiunto da sindacati e azienda il 14 aprile scorso e’ stato respinto nettamente: su un totale di 10.101 votanti, i No sono stati 6.816, pari a oltre il 67%, e i Si’ 3.206. I ministri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e del Lavoro, Carlo Calenda, Graziano Delrio e Giuliano Poletti hanno espresso “rammarico e sconcerto per l’esito del referendum che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia”. “A questo punto – hanno
sottolineato – l’obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sara’ quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori”.
Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Ugl Trasporto aereo parlano di una “votazione sofferta”, decisa “contro un’azienda che poco ha fatto finora per risollevare le proprie sorti”. La richiesta dei lavoratori con il No al referendum e’ di non pagare ancora una volta le difficolta’ finanziarie della compagnia: il verbale di intesa prevedeva 980 esuberi (contro i 1.338 chiesti inizialmente dall’azienda) e una riduzione della retribuzione del personale navigante dell’8% (contro il 24-30%), nonche’ interventi su altre voci della busta paga, sui riposi e sulla dimensione degli equipaggi di volo. Gli azionisti da parte loro mettevano sul tavolo una
ripatrimonializzazione di 2 miliardi. Il Cda potrebbe deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. In tal caso il ministero dovra’ procedere con la
nomina di uno o piu’ commissari, incaricati di trovare un acquirente o nuovi investitori. In caso contrario il commissario non avrebbe altra scelta che chiedere il fallimento, facendo scattare cosi’ la procedura di liquidazione.