Regione; 150mila euro per valorizzare il lombardo, lingua che non esiste

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Come sbattere 150 mila euro nel cesso. La Giunta regionale lombarda ha stanziato questa somma per “progetti di promozione e valorizzazione della lingua lombarda, in tutte le varietà locali”. “Con questo strumento – afferma (in italiano) l’assessore regionale leghista alla Cultura, Cristina Cappellini – intendiamo nobilitare il nostro patrimonio linguistico quale elemento fondamentale del patrimonio culturale immateriale, componente essenziale dell’identità sociale e storica che si esprime nella grande varietà delle singole voci locali”. Non esiste la “lingua lombarda”. Esistono numerosissimi dialetti con una radice comune. E lo ammette, forse involontariamente, lo stesso assessore Cappellini quando parla di “grande varietà delle singole voci locali”. Il presunto “lombardo” è in realtà un mosaico di dialetti e di sfumature che cambiano addirittura all’interno delle stesse province. Non è il catalano, uguale per tutti i catalani. O il basco, uguale per tutti i baschi. Infatti le lingue riconosciute come tali in Italia sono le seguenti: oltre all’italiano – idioma nel quale si cimentano anche i leghisti – il francese (Valle D’Aosta), il Tedesco (provincia di Bolzano, Trentino Alto Adige e alcune zone del Friuli), il Ladino (provincia di Bolzano, Trentino Alto Adige), il Friulano (province di Udine, Pordenone e parte della provincia di Gorizia, lo Sloveno (province di Gorizia, Trieste, Udine e a livello comunale nel Friuli), l’Albanese (parlato in alcune zone della Puglia, della Calabria e della Sicilia) il Sardo e il Catalano (Alghero e alcuni centri della Sardegna).

Mentre pensiamo a valorizzare lingue inesistenti e sempre più in disuso siamo anche uno dei popoli che parlano meno l’inglese, assai più utile nel mondo del milanese o del varesotto. Secondo il Censis il 66,2% degli italiani sostiene di conoscere le lingue, una percentuale piuttosto elevata. Se però questa lingua devono anche utilizzarla, le cifre calano vistosamente: la metà degli intervistati ritiene la propria preparazione soltanto scolastica, soltanto il 23,9% ritiene buono il proprio livello e appena il 7,1 lo giudica molto buono. Gli italiani che conoscono le lingue sono un po’ meno della media nazionale al Sud e nelle isole, cioè il 63%. Il Nord-Est è l’area con la percentuale media maggiore: il 69,3%, cioè quasi sette italiani su 10, sostengono di conoscere le lingue. Valori piuttosto alti anche nel Nord-Ovest (67,5%).

 

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