È morto CHUCK BERRY… con la sua chitarra è stato tra i pionieri del rock ‘n roll scrivendo brani intramontabili come “Johnny B Goode” e “Roll Over Beethoven”. Aveva 90 anni. La sua scomparsa è stata confermata dalla polizia di St. Charles County, nel Missouri, USA.

La notizia si è diffusa solo questa notte: dopo una chiamata di emergenza nel pomeriggio di ieri 18 Marzo 2017, la polizia ha trovato il musicista senza conoscenza nella sua casa. Non ha risposto ad un tentativo di rianimazione ed è stato dichiarato il decesso. Charles Edward Anderson “Chuck” Berry, soprannominato crazy legs’ per il suo famoso “passo d’oca” mentre suonava, ha influenzato diverse generazioni, primo fra tutti Angus Young degli AC/DC che ha sviluppato quello stile elevandolo a tratto distintivo della sua presenza scenica. La rivista americana Rolling Stone lo ha inserito nella lista dei “100 Migliori Artisti di Tutti i Tempi” con tutti i più grandi: Elvis Presley, Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan e Jerry Lee Lewis… ed è settimo nella classifica dei 100 Migliori Chitarristi di sempre.

A breve era prevista l’uscita del suo nuovo album, il 24° (live e raccolte esclusi), intitolato semplicemente “Chuck”, che verrà pubblicato postumo, una sorta di regalo per il suo 90° compleanno che si trasformerà in una sorta di celebrazione della sua carriera: il suo primo disco dal lontano 1979 con canzoni originali scritte, registrate e prodotte da lui e per l’occasione dedicate alla moglie Themetta. Mia cara, sto invecchiando! – aveva dichiarato Berry – Ho lavorato a questo disco per tanto tempo. Ora posso appendere chitarra e scarpe al chiodo!”. Chuck, nonostante non avesse più inciso dischi, aveva comunque continuato instancabile a fare tournèe in tutto il mondo. La sua ultima volta in Italia nel 2007 quando si esibì sul palco del Concerto del 1° Maggio di Piazza San Giovanni a Roma in diretta tv su Rai 3 di fronte ad una platea stimata in 700.000 persone.

Tutti i più grandi del rock hanno proposto rivisitazioni dei suoi brani, a partire da Beatles e Bruce Springsteen, fino addirittura ai Judas Priest sull’album “Ram It Down” (1988).  Perfino Hollywood ha reso grande omaggio a Chuck Berry: famosissima la citazione che ne fece Michael J. Fox nel film “Ritorno al Futuro” eseguendo nel passato “Johnny Be Goode” e definendolo “uno che ai vostri figli piacerà” o il twist che vedeva protagonisti John Travolta e Uma Thurman nel film “Pulp Fiction” sulle note della sua “You Never Can Tell” (brano targato 1964), scena di ballo diventata un cult del mondo del Cinema.

Nato a Saint Louis nel Missouri, il giovane Chuck – benchè fosse di buona famiglia (suo padre era un imprenditore e un diacono della locale chiesa battista) – aveva una forte tendenza a delinquere, tanto da aver passato diverso tempo in riformatorio a causa di una rapina… è anche questo è rock’n’roll! Raccomandato da Muddy Waters, si presentò alla Chess Records e da qui ebbe inizio la sua carriera musicale.

La storia Chuck Berry è la storia dei suoi grandi successi che infiammavano i jukebox e che hanno dato un nuovo significato alle classifiche musicali, a partire da ‘Maybellene’, del 1955, il primo singolo inciso da Chuck Berry, considerato uno dei primi brani rock in assoluto, rimasto al primo posto delle classifiche di R&B per ben 9 settimane. “Se si volesse dare un altro nome al Rock’n’Roll lo si potrebbe chiamare Chuck Berry”, sono le parole di John Lennon. E non a torto, visto il marchio indelebile che Chuck Berry ha lasciato per sempre nella storia della musica: “Roll Over Beethoven” del 1956 è tuttoggi tra i più riconoscibili brani rock celebrato da svariate generazioni, fino al classico dei classici “Johnny B. Goode” del 1958.

Scrive il New York Times: “Mentre Elvis Presley era la prima pop star del rock, beniamino delle adolescenti, Chuck Berry ne era il teorico e genio concettuale, l’autore che capiva cosa i ragazzi volevano ancor prima che loro stessi lo sapessero”. Le qualità del genio musicale e la sua formula perfetta scorrevano attraverso le sue dita veloci sulle sei corde di una Gibson 335, affondando le sue radici nel country, spiccando il volo con il blues ed echeggiando da ogni jukebox grazie a versi diretti, brevi, accessibili che diventarono l’inno di una generazione di adolescenti (e per sempre), grazie a “Sweet Little Sixteen” o “You Can’t Catch Me”.

Berry si è distinto anche come autore ‘impegnato’ grazie a canzoni come “Promised Land, “Too Much Monkey Business” e “Brown Eyed Handsome Man” in cui lanciò aspre critiche all’America, pur senza mai discostarsi dallo spirito più puro del rock’n’roll

 

 

 

 

 

 

 

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