“Ancora al centro delle cronache il carcere lombardo di Busto Arsizio. Dopo le due violenti aggressioni di detenuti in danno di poliziotti penitenziari in servizio lo scorso mese di febbraio, ieri c’è stato l’ennesimo ferimento di agenti”. Lo scrive, in una nota, Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il Sappe: “Lunedì un detenuto tunisino di 21 anni, in carcere per vari resti e con fine pena marzo 2022, ha aggredito al rientro dal cortile passeggi un Agente Scelto in servizio presso la I^ Sezione detentiva con un pugno al volto. Contestualmente è rimasto contuso – 10 i giorni di prognosi – un altro appartenente al Corpo, un Assistente Capo, intervenuto per bloccare il detenuto. Una aggressione violenta ingiusta ed ingiustificata, che deve essere stigmatizzata e condannata senza alcun indugio e che merita adeguati provvedimenti disciplinari e penali. Solidarietà del SAPPE ai poliziotti penitenziari feriti”. Il SAPPE torna a denunciare il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri. “’E’ sintomatico”, spiega il leader nazionale dei Baschi Azzurri, “che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia’. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.
Capece evidenzia infine come anche il grave evento critico accaduto nel carcere di Busto Arsizio è “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. A poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.