“Le Segreterie Regionali SLP-CISL, SLC-CGIL, FAILP-CISAL, CONFASAL-COM e UGL-COM hanno proclamato lo sciopero generale con astensione per un mese dagli straordinari in Poste Italiane dal 13 marzo al 12 aprile. A sostegno dell’iniziativa verranno effettuati dei presidi (in date differenti che verranno comunicate in seguito) nelle piazze e davanti ai palazzi delle sedi provinciali delle Filiali di Poste, dove è prevista la partecipazione delle istituzioni locali, delle associazioni dei consumatori e dei pensionati per un coinvolgimento attivo della cittadinanza”.
E’ quanto si legge in una nota dei sindacati. “Dopo un anno di vertenza, iniziata proprio dalla Lombardia e poi estesasi a tutto il territorio nazionale- prosegue la nota – l’azienda non ha posto alcun correttivo alla disastrosa riorganizzazione del recapito messa in atto con l’introduzione delle consegne a giorni alterni, che sta penalizzando cittadini ed imprese in ogni realtà, grande e piccola, di tutta la regione. Nel contempo, anche i servizi offerti negli uffici postali risultano sempre meno efficienti e di bassa qualità per carenza di personale e per una formazione sempre più approssimativa e confusionaria che mette sempre più in difficoltà gli incolpevoli impiegati, consulenti e direttori che devono interfacciarsi con una clientela sempre più informata ed esigente. Non siamo in presenza di una vertenza corporativa interna. Le organizzazioni sindacali da tempo chiedono all’azienda, sorda ed insensibile, di mettere i dipendenti in condizione di poter offrire i servizi che l’azienda promette negli spot pubblicitari e che la clientela richiede. Mentre per precise e documentate responsabilità aziendali i servizi offerti sono sempre più in difficoltà, il Governo e l’AD di Poste sembrano essere solo concentrati nella ulteriore collocazione in Borsa del restante 30% di quote azionarie che muta definitivamente gli assetti societari ed il controllo pubblico in Poste Italiane: la più grande azienda di rete del Paese che, oltre a garantire la socialità e l’universalità del recapito, raccoglie il risparmio di milioni di cittadini che chiedono sicurezza e garanzie a fronte dei rischi di perdita del capitale. Una ulteriore privatizzazione dei profitti con socializzazione delle perdite, già vista per altre aziende di Stato, che ha il solo fine di fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per ridurre di pochi decimali il debito pubblico, ma che non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane. Il Sindacato ritiene estremamente grave e antieconomica l’intera operazione di dismissione da parte dello Stato, in considerazione anche che dal 2002 ad oggi Poste Italiane ha sempre avuto bilanci positivi versando consistenti dividendi al Ministero dell’Economia, quindi alla collettività. Il Paese sta perdendo un pezzo importante del suo patrimonio per pochi danari e per un ennesimo regalo offerto alle solite oligarchie economiche e finanziarie. Se la completa privatizzazione andrà a buon fine, l’intero Paese perderà! L’intero Paese sarà ancora più povero”.