Presidio dei lavoratori di Telecity-7Gold, stamani, davanti agli studi milanesi del gruppo televisivo che ha annunciato il licenziamento di 69 dipendenti su 116 e la chiusura delle sedi di Torino e Genova. Al presidio partecipano anche diversi esponenti politici locali, spesso ospiti delle trasmissioni dell’emittente. “Riteniamo che le misure prospettate dall’azienda siano inaccettabili – afferma Mimma Agnus Dei della SLC Cgil – anche perché c’è ancora la possibilità di usare gli ammortizzatori sociali. Questa azienda negli anni ha generato profitti e ora non si possono scaricare le inefficienze e la mancanza di un piano industriale, che chiediamo da anni, sui lavoratori e sulle loro famiglie”. “Sappiamo benissimo che l’emittenza locale è in una fase di emergenza – prosegue l’esponente sindacale – ma quando ci sono stati profitti l’azienda non ha investito all’interno di Telecity ma in altre aziende controllate e partecipate. E poi non si può pensare di fare televisione basandosi solo sui contributi dello Stato. Quando c’erano i contributi era facile fare la tv – aggiunge Mimma Agnus Dei – ora che c’è stata una forte riduzione di questi contributi vengono fuori le incapacità imprenditoriali della famiglia Tacchino che poi si scaricano puntualmente sui lavoratori”. Lavoratori che già hanno sopportato per anni contratti di solidarietà e ammortizzatori sociali. Giornalisti, tecnici e impiegati di Telecity-7Gold, insieme al sindacato, chiedono il ritiro dei licenziamenti e chiamano in causa tutte le istituzioni a ogni livello, compreso il Governo per quanto riguarda i contributi all’emittenza locale. Ma chiedono a gran voce anche e soprattutto un piano indistriale serio oltre, naturalmente, al pagamento degli stipendi arretrati e delle tredicesime.