Parisi contro il Patto per Milano: solo propaganda

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Il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi, durante il forum di Confindustria "Italian Digital Agenda Annal Forum", Roma, 21 ottobre 2013. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Stefano Parisi attacca il Patto per Milano firmato ieri tra il premier Renzi e il sindaco Sala. “Il Sindaco di Milano, Beppe Sala, ha stipulato con il Presidente del Consiglio un “Patto per Milano”. È un fatto positivo che Matteo Renzi abbia voluto dare un segnale d’impegno per Milano, il cui sviluppo è una grande opportunità per l’intero Paese. Non conosciamo nel dettaglio i contenuti del “Patto”, ma a quanto risulta sembrerebbero esserci impegni per il rafforzamento delle infrastrutture, la riqualificazione delle periferie, la Free Tax Zone nell’area Expo, e l’esercito in strada per la sicurezza. Purtroppo non sembrano esserci risorse economiche aggiuntive. Al contrario, il Patto sembra essere soprattutto una ricognizione di attività già in essere o di impegni assunti in campagna elettorale, la cui effettiva fattibilità resta ancora molto indeterminata. Penso, ad esempio, alla Free Tax Zone, che resta un obiettivo difficilmente compatibile con le norme dell’Unione Europea. Inoltre, per quanto riguarda gli stanziamenti, ad oggi sono finanziati solo il 25% dei potenziali investimenti citati nel Patto.
Un patto è fatto tra due contraenti, che si impegnano reciprocamente su adempimenti convenuti. Questo “patto”, invece, sembra la solita formula propagandistica dietro la quale si nasconde il nulla. La nostra città ha bisogno di un’agenda chiara da parte del Governo, non di un “patto”. Il rapporto di Milano con il Governo deve essere diverso. Non sono “concessioni”, quelle che dobbiamo chiedere, ma autonomia fiscale e finanziaria: per migliorare i servizi e le infrastrutture, ma soprattutto per riportare decoro e qualità della vita nei quartieri più degradati della città, nei quali Matteo Renzi si è ben guardato dall’andare. Perché Sala non ha chiesto al Presidente del Consiglio di affrontare il problema dei profughi, che sta generando degrado e fratture sociali in città? Matteo Renzi ha poi dichiarato che “a Milano si è fatta una grande operazione di costituzione di un polo bancario”. Innanzitutto, si dà il caso che la “fusione” tra BPM e Banco Popolare non è ancora conclusa, giacché il Governo non è il loro proprietario e le assemblee degli azionisti devono ancora esprimersi: forse un po’ più di rispetto per la loro volontà sarebbe opportuno, visti i “successi” di questo governo in campo bancario. L’operazione si profila, poi, come un’acquisizione della Banca Popolare di Milano da parte del Banco Popolare. Probabilmente si tratta di un’operazione giusta per la stabilità del sistema bancario, ma la città di Milano perderà la propria banca. Infine, un eccesso di sudditanza delle aziende verso la politica non è sano, vista la designazione dell’Avv. Ambrosoli (esponente del PD) alla presidenza della futura banca. Questa considerazione, proprio a Milano, oggi Renzi poteva forse evitarla”. Così Stefano Parisi commenta sulla sua pagina Facebook quanto emerso dalla visita a Milano del Presidente del Consiglio Matteo Renzi .

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