Sant’Anna e Niguarda salvano bambina “piuma”

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Una lotta per la vita, a lieto fine. E’ la storia di Giulia, bimba “piuma” nata il 9 marzo scorso all’ospedale Sant’Anna di Como a San Fermo della Battaglia a un’età gestazionale di 27 settimane e 6 giorni (sei mesi e mezzo) e con un peso di 670 grammi. A complicare la condizione di prematurità anche un’insufficienza respiratoria e un grave restringimento dell’arteria aorta, che trasporta il sangue ossigenato a tutto il corpo, con un calibro che in un punto era solo di 2mm di diametro invece che di 5mm. Questa grave patologia affaticava il suo cuoricino, mettendo a rischio la sua sopravvivenza. Al suo fianco i genitori, Yaroslava Ungurian e Vincenzo De Martino, di Mariano Comense, e un gruppo di medici e infermieri che l’hanno curata e assistita tra Como e Milano.

Per Giulia, infatti, è stato indispensabile il ricovero nell’U.O di Terapia Intensiva Neonatale: avrebbe dovuto infatti raggiungere i 2.500 grammi per essere sottoposta all’intervento di ampliamento del calibro dell’aorta nella Cardiochirurgia dell’ospedale Niguarda di Milano, ma un aggravamento della coartazione – il vaso si era ristretto fino a misurare un millimetro – e problemi respiratori hanno richiesto il trasporto d’urgenza e evidenziato la necessità di effettuare l’intervento, eseguito dal cardiochirurgo Stefano Marianeschi il 7 aprile scorso, prima del tempo, a un peso di 1.080 grammi. Per Giulia ancora una settimana di ricovero al Niguarda per poi essere nuovamente trasferita nella Tin del Sant’Anna il 14 aprile a 36 giorni di vita e 1.210 grammi di peso, dove è rimasta fino al 9 giugno. La piccola è stata dimessa che pesava 2.410 grammi e senza nessuna complicanza maggiore legata alla sua prematurità.

“La storia di Giulia – spiega Mario Barbarini, primario della Terapia Intensiva Neonatale del Sant’Anna – rappresenta un esempio di come la collaborazione tra ospedali, anche a fronte di situazioni critiche e al limite con le speranze di sopravvivenza, possa portare a risultati eccezionali. In questo caso era impossibile prevedere se e quando si sarebbe chiuso il tratto di aorta. Giulia, che è stata sottoposta a un percorso di stretta sorveglianza clinica e terapie ad hoc al Sant’Anna per farle raggiungere un peso compatibile con l’intervento di cardiochirurgia, ora sta bene ed è potuta tornare a casa con i suoi genitori, anche se deve essere sottoposta a regolari controlli”.

Il caso della piccola Giulia è piuttosto raro: “L’operazione che ho effettuato – ha aggiunto il cardiochirurgo di Niguarda Stefano Marianeschi – non è un intervento speciale, in quanto si è trattato di risolvere un restringimento mediante un intervento per eliminare il tratto ristretto dell’aorta e ricongiungere le due parti del vaso per ottenere il diametro sufficiente al passaggio del flusso sanguigno. Quello che ha di peculiare è che è stato eseguito in un neonato di basso peso, in urgenza e in condizioni generali non stabili, visto l’affaticamento del cuoricino di Giulia. Sono interventi  rari, anche in letteratura, e nella mia casistica – aggiunge lo specialista – mi è capitato solo un’altra volta di eseguirlo su di un neonato di 900 grammi di peso.

I neonati prematuri o di basso peso sono per natura e condizioni più deboli e il rischio peri-operatorio è più alto rispetto ai loro coetanei normopeso. Giulia, che pesava un chilo, ha superato brillantemente l’intervento – conclude Marianeschi – e dopo qualche giorno di terapia intensiva è tornata all’ospedale Sant’Anna dove è stata seguita dall’équipe del dottor Barbarini”.

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