Nuova tornata di scioperi in Poste Lombardia. Forti del successo della mobilitazione generale regionale del 23 maggio scorso, i sindacati di categoria Slp Cisl, Slc Cgil, Confasl, Failp Cisal, Uglcom della Lombardia hanno proclamato l’astensione dal lavoro straordinario dal 10 giugno all’ 8 luglio per il settore finanziario e postale, con esclusione del giorno 16 (scadenza del pagamento Imu). Prosegue dunque la vertenza contro le modalità di gestione, da parte di Poste Italiani, della riorganizzazione delle attività e per ribadire il secco “No” alla cessione alla a Cassa Depositi e Prestiti del 35% delle azioni e alla volontà espressa di cedere ai privati il rimanente 30%.
“Siamo pronti a un nuovo sciopero generale, anche nazionale. Nonostante le evidenti e numerose criticità che la riorganizzazione del recapito sta riscontrando su tutto il territorio nazionale, l’azienda sta procedendo senza tenerne alcun conto, non rispetta gli impegni contenuti negli accordi mentre gli investimenti e gli obbiettivi previsti dal Piano Industriale non sono realizzati”, afferma Giuseppe Marinaccio, responsabile Cisl Poste Lombardia. “Anche la volontà di potenziare il recapito dei pacchi, uno dei pochi settori di sviluppo, non decolla per i ritardi nel progetto di integrazione logistica – aggiunge -. Al contempo le problematiche relative al fabbisogno occupazionale in Mercato privati, ed in particolare negli uffici postali, non vengono affrontati né in sede nazionale né in sede regionale, vengono semplicemente rimandati ad una futuribile post riorganizzazione, così come i nuovi servizi digitalizzati”.
Quanto all’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane, secondo il responsabile dei postali Cisl lombardi, l’operazione rischia di essere fatta con troppa fretta, senza un adeguato dibattito fra le forze politiche, e soprattutto senza il coinvolgimento delle parti sociali, “tutte contrarie a questa operazione per gli alti rischi che l’intera manovra comporta”.
“Con un’azienda completamente collocata nel libero mercato, nessuno si pone la domanda di come verranno utilizzati le centinaia di miliardi dei piccoli risparmiatori e pensionati italiani – afferma Marinaccio -. Così come nessuno si domanda chi controllerà, e con quali garanzie, l’enorme massa di comunicazioni e dati che ora Poste controlla, proponendosi anche come gestore della digitalizzazione per il sistema Paese”. “A questo va aggiunto un particolare interesse delle prime linee del management aziendale che potrebbero dividersi un bonus di circa 5 milioni di euro – conclude – , in base agli usi e costumi consolidati per operazioni finanziarie di questo tipo: regolari da un punto di vista formale, ma certamente poco etici ed altrettanto poco giustificabili per la sottrazione di ingenti somme dagli investimenti che dovrebbero invece essere utilizzati per attività interne”.