Centinaia di inquilini e cittadini hanno manifestato giovedì davanti al Pirellone, per chiedere modifiche alla proposta di legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica. A sostegno della mobilitazione, i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini, Conia, con Cgil, Cisl e Uil regionali, hanno promosso una petizione popolare che in soli tre mesi ha raccolto quasi 12mila firme, consegnate al presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. Migliaia di inquilini e cittadini lombardi con la sottoscrizione della petizione, e altre decine di migliaia nei caseggiati e fuori dalle graduatorie, chiedono più case popolari, investimenti duraturi e una riforma che tuteli i diritti delle persone ad avere un affitto sopportabile in abitazioni dignitose, e metta Comuni e Aler in grado di affrontare l’emergenza casa. Molte sono le preoccupazioni dei sindacati sul nuovo assetto che potrebbe profilarsi in relazione alle soluzioni proposte nel PdL n. 273, sia con riferimento alla missione e al modello di servizio del patrimonio abitativo pubblico, sia rispetto ai rischi sociali collegati a una carente o sbagliata politica di contrasto all’emergenza casa e alla deprivazione abitativa, nonché ad un’assente politica di investimenti in grado di rilanciare il settore, che fa da sfondo a una indefinita chiamata in campo di operatori privati. Secondo i sindacati, nel testo all’esame del Consiglio manca un impegno strutturale sul finanziamento dell’edilizia pubblica. La misura solidaristica per compensare i gestori dei mancati ricavi per morosità incolpevole è insufficiente, mentre i finanziamenti previsti per i programmi di recupero degli immobili ─ comprese le poche risorse stanziate dallo Stato e trasferite con la legge 80/2014 ─ sono le stesse risorse trovate nel precedente assestamento di bilancio di Regione Lombardia e non hanno una valenza strutturale o aggiuntiva. Non solo: la riforma propone una disciplina degli accessi discriminatoria verso i poveri e i migranti, con limitazioni per quote d’ingresso e con meccanismi opachi di assegnazione degli alloggi, nonché un meccanismo sulla decadenza che produrrà confusione e disorientamento, soprattutto tra quella fascia sociale che con il contributo Gescal ha contribuito alla costruzione degli alloggi popolari e che oggi vive la crisi economica più di altri (pensionati, monoreddito). Su queste questioni i sindacati confederali regionali e i sindacati degli inquilini continueranno il dialogo con i cittadini e la mobilitazione dando gia’ appuntamento a martedi’ 21 giugno per una manifestazione regionale a Milano.