Quando si parla di sanità in Lombardia si sente spesso parlare di “eccellenza lombarda”. Poi esplode un nuovo clamoroso scandalo tangenti. E allora vengono a galla “sistemi truffaldini” come quello scoperto nell’inchiesta della Procura di Monza che ha portato in carcere, tra gli altri, il consigliere regionale della Lega Nord Fabio Rizzi, presidente della commissione sanità e “padre” della recente riforma. Dalle carte emerge chiaramente che a farne le spese del prezzo della corruzione sono i pazienti, i cittadini lombardi. Il “sistema” si basava su liste d’attesa gonfiate e una serie di trucchi per far credere ai pazienti che una prestazione nel privato sarebbe costata soltanto poco più che una nel pubblico. Il sistema era portato avanti ai danni del “cittadino privo di qualsiasi tutela” e grazie a “rapporti confidenziali, amicizie, corruzioni” e il “forte sostegno della politica”, che emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Monza. Nelle carte delle indagini viene ricostruito come avrebbe operato anche a scapito degli ‘utenti’, tra presunte mazzette e appalti pilotati in molti ospedali lombardi, la presunta associazione per delinquere capeggiata da Maria Paola Canegrati ‘amministratrice di diritto e di fatto di un complesso sistema societario attivo nel campo dell’odontoiatria’ anche lei finita in carcere